Friday, January 27, 2012

The end...

Come tutte le vacanze che si rispettano, anche questa ha una fine. Devo ammettere che la seconda metà ha preso forma quasi da sola: il ritmo iniziale mi ha portato a compiere la "missione imprescindibile", ma poi la lettura e il "fancazzismo" si sono amalgamati perfettamente: le batterie sono al massimo della carica proprio alla fine del ciclo. Ho assorbito come una spugna, e sono convinto che vedrò la differenza. Spero che sia un bell'inizio!!

Potrei promettere di non singhiozzare quando domani sarò su quella nave, ma detesto non essere sicuro di mantenere le mie promesse.....

Thursday, January 26, 2012

Alba



Buongiorno!

Vero che la sveglia alle 6 non è piacevole, vero che la temperatura era rigidina, ma mi pareva ingiusto salutare sempre il sole quando andava a nanna e mai quando apriva gli occhioni.....

Wednesday, January 25, 2012

Saito Nishizawa


"Maestro Nishizawa, per favore, mi dica come si sentiva la prima volta che andò a combattere sul suo aereo".
Chi parlava era un ragazzino smilzo, con un visetto sempre sorridente, anche troppo; tanto da apparire poco rispettoso, per un veterano della seconda guerra mondiale. Il maestro Nishizawa, come ormai veniva chiamato da tutti, aveva appena ventitrè anni, ma aveva già abbattuto e danneggiato tanti di quegli aerei nemici che forse neanche lui li ricordava tutti. Non che ricordare fosse facile: il Comando giapponese non vedeva di buon occhio le celebrazioni personali. Avrebbe preferito di gran lunga che la squadra, il gruppo, l'unione di tanti uomini con gran spirito di abnegazione e disciplina fossero valorizzati e riconosciuti. Tutto quell'apprezzamento, quel riconoscimento verso un uomo solo erano mortificanti nei confronti del grande Giappone. Eppure il carisma che Saito Nishizawa aveva accumulato respirando i fumi incendiati di quei Catalina, P40, Spitfire, P39, e Dio solo sapeva cos'altro, scatenava un irrefrenabile entusiasmo in tutti i suoi commilitoni. Inoltre la presenza di Saito Nishizawa in qualsiasi unità rappresentava una continua emorragia di uomini e mezzi per il nemico, e questo - dal punto di vista tattico - era un vantaggio irrinunciabile. Quindi gli ossequi smielati che commilitoni dislocati in tutti i campi di battaglia dove l'aviazione fosse presente gli tributavano venivano eccezionalmente tollerati. In certi casi anche sfruttati. Nishizawa era spesso presente ai corsi di addestramento dei giovani piloti kamikaze. Poco gli veniva insegnato sull'arte della caccia in volo, molto invece contava la motivazione e l'abnegazione. Saito stesso era poco convinto che la strategia di autodistruggersi per distruggere fosse vincente, ma quando quei giovani che non sarebbero mai invecchiati gli si facevano intorno, chiedendogli di autografare una sua foto al posto di pilotaggio del suo primo Mitsubishi A6M (meglio conosciuto come "Zero"), lui non si tirava indietro, e questo al Comando faceva molto comodo.
Si raccontavano tante storie, e di alcune era difficile capire quanto fossero vere e quanto frutto di immaginazione e miti. Si diceva che una volta, di ritorno da un servizio di pattugliamento aereo sul Mar dei Coralli, aveva ascoltato casualmente una richiesta di aiuto da un cargo, a circa 25 miglia di distanza, che era stato attaccato e danneggiato da quattro cobra dell'aria (i terribii P-39). A corto di carburante, Nishizawa aveva chiuso le comunicazioni con la torre e era giunto alla base con una buona ventina di minuti di ritardo. Quando gli chiesero cosa era successo, si limitò a dire che la radio aveva inspiegabilmente cessato di funzionare, per poi riaccendersi in fase di atterraggio. Gli uomini del cargo attaccato raccontarono che uno zero era apparso dal nulla mentre i P-39 si preparavano agli ultimi passaggi per l'affondamento. Sfruttando il sole alle spalle, calcolando le traiettorie dei nemici aveva allineato due velivoli americani e - contando sull'effetto sorpresa - con un'unica raffica puntata contro gli abitacoli aveva freddato i piloti di due degli aerei nemici; gli altri due, dopo aver visto i loro compagni cadere senza fiamme sul loro velivolo, senza cercare di paracadutarsi e probabilmente in completo silenzio radio, si diedero alla fuga, permettendo al Cargo di fare rotta verso un riparo.

Nishizawa guardò il ragazzino, chiuse il portello d'ispezione della mitraglia di sinistra del suo Zero, scese dalla scaletta e si sedette sull'ultimo gradino. Anche da seduto era più alto del ragazzo. Saito era incredibilmente alto per essere un giapponese dell'epoca; incredibilmente alto e tanto magro da sembrar malato.
"Quando avevo la tua età, i miei genitori mi mandavano in vacanza a Dafu-dao, sai dov'è?"
"No, maestro, dove si trova?"
"In Cina, nella zona di Quing-dao, sul mare. E' un villaggio piccolissimo, ma lì vicino c'è un convento che i miei conoscevano per aver incontrato a Nara un frate che nel suo girovagare era arrivato lì e che avevano ospitato per alcune notti; lui per riconoscenza gli aveva offerto ospitalità per loro figlio, per me, qualora avessi voluto visitare la Cina; da quella volta ogni due anni, in estate, mi mandavano in vacanza in quel convento".
"La Cina è lontanissima, maestro".
"Non tanto.. quella parte della Cina si trova a appena settecento miglia dal Giappone, col mio Zero potrei arrivarci in quattro o cinque ore. Ma hai ragione, il viaggio era molto lungo, di solito ci mettevo due o tre giorni, tra navi, treni e altri mezzi".
"E poi cosa faceva con i monaci?"
"Ogni volta che andavo lì imparavo un mestiere nuovo. Quello che mi piaceva di più era costruire o aggiustare le macchine che usavano nel convento, in particolare quelle che usavano per coltivare i campi, ma un anno mi misero a lavorare in cucina".
"Era bello?"
"Era diverso. Un'esperienza che non pensavo di dover fare, ma che mi fu utile per capire me stesso".
"Cucinando?"
"Qualcosa del genere. Una mattina, molto presto, era ancora buio fuori, il monaco amico dei miei genitori venne a svegliarmi, mi disse che stava partendo per Quing-dao per fare degli acquisti importanti e che voleva compagnia nel viaggio. Io ero ancora mezzo rintronato di sonno, ma presi due vestiti e lo seguii. Durante il viaggio mi disse che doveva procurarsi il tè per il convento, e stavamo andando al grande negozio del tè per questo; avrebbe dovuto portare il capo cuoco, ma quella mattina egli s'era sentito male e non aveva potuto alzarsi dal letto. Quindi aveva pensato a me."
"Bello!"
"Ma io ero molto preoccupato: il tè era una delle cose più costose che giravano in cucina, e scegliere il tè giusto e acquistarlo al prezzo giusto non era affatto semplice. Io ero stato in cucina per quasi due mesi e mi avevano spiegato molte cose, ma non ero certo di sentirmi pronto per una responsabilità del genere".
"E quindi come fece?"
"Quando arrivai al negozio, mi trovai in una specie di bilioteca: sulle pareti in fila c'erano tante scatole, con dentro delle buste, piene di tante varietà di tè che se ognuna fosse stata un passo, si sarebbe potuti arrivare da Tokyo a Chiba e tornare indietro, con tutti quei passi."
"Sono molto lontane Tokyio e Chiba?"
"Molto, si".
"E allora che cosa è successo?"
"Beh, io gli dissi che non ero sicuro di saper come fare."
"E lui?"
"Lui andò dritto verso una delle pareti e mise la mano dentro una delle buste, in una scatola in basso e tirò fuori un pizzico di tè; poi - come se avesse deciso quale altra qualità di tè prendere - andò alla parete opposta, e anche stavolta prese un pizzico di foglie. Poi mise i due piccoli mucchietti su un tavolo davanti a me e mi guardò. Poi mi chiese: 'puoi scegliere qualcosa di meglio?'. Non avevo ancora chiaro cosa intendesse lui per meglio, ma mi sedetti a quel tavolo a osservare le foglioline del primo mucchietto e poi quelle del secondo mucchietto, e nel momento in cui le osservai da vicino e riuscii a distinguerne l'aroma seppi la risposta.
"E qual era la risposta?"
"La risposta era 'si' ".
"Gli disse che avrebbe fatto la scelta?"
"Si, gli dissi che lo avrei fatto. E lui mi sorrise compiaciuto e mi disse: ''Vedi Saito? a volte ci perdiamo dietro domande che sembrano molto più grandi di quello che sono. Saper fare o non saper fare è molto importante. Ma in questo caso la vera domanda è: sono disposto a voler scegliere il tè per i miei amici monaci? L'acqua ci aiuta nel nuoto, e ci sostiene a galla, ma perchè l'acqua ci possa sostenere, noi dobbiamo prima accettare di entrarvi' ".
"E combattere con un aereo è come nuotare nell'acqua?"
"Si, è un po' come nuotare nell'acqua: non avrai neanche iniziato a capirlo, finchè non sentirai il desiderio di provarci".

Omicidio preterintenzionale

E va bene ho ucciso, ma non è stato premeditato e sono impegnato a fare di tutto perchè l'errore che ho commesso io non lo commettano altri. Quando si fa il pane o la pizza, il lievito fresco (ma estenderei la regola a quello in polvere, non si sa mai) va sciolto nell'acqua al massimo tiepida. NON nell'acqua calda o peggio bollente. Per evitare dubbi raccomanderei che lo si sciolga con le mani (se le mani si scottano ti rendi conto che qualcosa non va!).

Le esperienze più illuminanti sono quelle estreme. E ieri avevo un po' freddo, quindi ho scaldato l'acqua nel pentolino prima di sciogliere il lievito, e ammetto che è stato un bel piacere impastare quella bella pasta calda. Solo che l'ho ammazzato (il lievito). Già la pizza era risultata un po' azzima. Ma anche la crescita della pasta era deludente. Per non parlare di quanto (non) era creciuta nella notte e di quanto tamugno è venuto fuori il pane questa mattina. Morto all'istante, incredibile, ma vero. E così abbiamo anche un'idea di quanto sia efficace la bollitura per uccidere i germi. Pochi secondi oltre gli 80 gradi e vai da re!

So' esperienze.. che t'aprono gli occhi sulle cose di tutti i giorni.. come quando mi hanno spiegato che si fanno gli innesti di alberi da frutta (albicocco) su alberi pre-esistenti (mandorlo) perchè così i rami d'albicocco prendono nutrimento e aqua dalla terra attraverso le radici cresciute in decenni di un'altro albero.... ma poi i frutti non sono mandrolocchi o albandorle, come uno scemo cittadino potrebbe pensare..... eh no!

Tuesday, January 24, 2012

Meglio il mirto!!


C'è forse una relazione tra il sistema di istruzione moderno (e la sua diffusione e accessibilità), la relativa mancanza di attenzione verso l'intelligenza "diversa" (chiamata "emotiva" da Daniel Goleman, ma comunque non scientifica/accademica) e la forma che ha l'uomo evoluto di oggi? La scelta del tipo di lavoro che fa e la motivazione che ne trae?..

Parte del fascino che Paesi ancora in via di sviluppo hanno risale anche all'accesso relativamente difficile che la gente ha mediamente al sistema istruzione, con la conseguente migliore propensione a lavori che altri considerano "umili". Ma paradossalmente "umile" di oggi vuole anche dire più realistico (non si puó essere tutti consulenti strategici!). Ritengo che la causa PRIMARIA della attuale recessione sia la decadenza causata da un sistema che ha assunto di poter indefinitamente sofisticare la scolarizzazione, aumentare redditi e consumi, terziarizzare; l'esplosione della bolla ci riporta traumaticamente a una miglior distribuzione di talenti (e ricchezza) tra sistemi sofisticati e terziarizzati e sistemi meno evoluti e più basilari, quindi da occidente a oriente, ma forse in un futuro neanche troppo remoto, anche verso l'Africa.

Dunque la minor scolarizzazione può essere considerata un (temporaneo) vantaggio. In altre parole, il sud del mondo potrebbe essere ulteriormente avvantaggiato dall'esperienza del nord del mondo, e "costruire" un'istruzione più bilanciata in tempi e con costi minori rispetto a quelli impiegati nel nord per "riqualificare" il proprio sistema.

In un panorama come questo, la sfida dell'occidente in crisi economica non consiste solamente nel cercare di uscire presto dalla depressione, ma anche e soprattutto di uscirne inconvenzionalmente, sia con riguardo al risultato finale che con riguardo ai mezzi utilizzati.

Ho avuto la fortuna di parlarne in una lunga telefonata con Wile, sempre informato su tutto. Egli infatti sta alla bibliografia mondiale come la crocuta crocuta sta alla carne (trattasi del carnivoro più vorace del mondo, e non se ne abbia a male il Wile se si tratta di una iena: io non ho pregiudizi nei confronti delle iene!!); lui mi ha tranquillizzato con scenari macroeconomici e politologici talmente pessimistici che le mie preoccupazioni nei confronti del "sistema istruzione" ora sembrano il libro cuore.

Beh, allora io vado a raccogliere il mirto per la ricetta che mi preparo stasera (straccetti al mirto e birra), così mi "desofistico", che risolve i miei problemi, e mi "autarchizzo e local-autonomizzo", che risolve i problemi di Wile.

Monday, January 23, 2012

A reti unificate...

Passare tempo in relax è importante per rigenerarsi e a volte anche per riprendere contatto con sè stessi. Molti usano la televisione per intrattenersi, ma ho visto utilizzati altri oggetti e situazioni: il telefono, spesso, è un oggetto di rilassamento (anche sociale), ma anche un acquario, un terrario, un camino.

Qui sull'isola danno spesso il sole il mare... a reti unificate!!!


Leadership

Oggi penultima giornata (proficua, anche se ho avuto dei problemi tecnici sul sito PMI) di studio per il PMP. Se tutto va bene e se oggi non perdo troppo tempo in facezie, domani sarò libero da questa priorità (obiettivo raggiunto, yee yee!) e potrò riempire il tempo liberato con qualcos'altro; devo ancora decidere se sarà del mero turismo o (mi piace di più) un'accelerazione per la scrittura, un altro approfondimento professionale (che però mi pare un furto eccessivo di tempo mio a favore del Mostro che mi dà da mangiare) o addirittura l'inizio di un'altra avventura letteraria... dipenderà dall'ispirazione.

Ieri, appunto, ho approfondito le parole di Lorraine Monroe. Si tratta di un'americana; una che sotto deve avere due palle così, perchè partire da pover, nera e donna in America e diventare viceministro dell'istruzione.. parliamo sempre di quattrocento milioni di anime, capito!? Beh questa rinseccolita, sprintosa vivace, inconvenzionale, ormai superpagata vecchietta dice, tra le varie: "When you are a leader you have to take care of yourself". M'ha dato una certa confidenza/consolazione. A parte il fatto che ieri mi son fatto una chiaccherata con Mattia - spigliatissimo e orgoglioso contadino del posto che mi ha confidato di non avere un televisore (bene, siamo almeno in due sulla faccia della terra, allora!) - devo ammettere che gli sguardi tra l'incredulo e il compassionevole di chi sa che passo vacanze da solo su un'isola del Tirreno, ogni tanto, un po' di apprensione me la mettono addosso. Allora posso dire che non so se sono un leader, ma certamente non dimentico di prendermi cura di me stesso, ecco!

E c'è un corto circuito tra dove questo viaggio è iniziato e dove mi trovo ora. Perchè credo sia evidente che in Cina hanno una concezione abbastanza più realista di quella occidentale (e italiana in particolare) non tanto di cosa sia un leader, ma di quanti leader possono condurre lo stesso vapore nello stesso momento. Chiaro che loro hanno fatto di necessità virtù e lo hanno imparato velocemente, o il collasso sarebbe stato inevitabile. Ci sta pure che hanno esagerato: mica voglio negare il loro totalitarismo! Ma magari possiamo fare una media ponderata e darci una regolata anche da questo lato del globo? Lascio perdere quello che succede in continente (per amore di brain log, oggi è uno di quei giorni in cui lo sciopero dei Tir, che spostano il 90% dei prodotti italiani, minaccia di paralizzare l'Italia, dall'energia all'alimentazione). Ma qui: all'isola manca una sua anima, un leitmotiv, una coerenza di sviluppo, una missione. Ci sono scelte da fare; scelte importanti di urbanistica e messa in sicurezza del territorio, di approccio al turismo, di (auto)sufficienza e sostenibilità energetica, per l'acqua e per tutti gli altri bisogni dell'isola: il trasporto, l'istruzione, la sanità.. un piccolo mondo dove la ripercussione di ogni più piccola decisione è immediatamente visibile. Eppure si va un po' alla deriva, si improvvisa, ci si arrangia all'interno di tanti, troppi vincoli, che sono le necessità specifiche e individuali. Qui è tutto così piccolo che il bandolo della matassa non sembra impossibile da trovare, ma in effetti è un po' la storia d'Italia: che pare 'a varca di quattre padrune (pare una barca di quattro padroni).

Cito ancora Filomena Gargiulo:
I legumi negli anni '30 erano trasportati in continente con un grosso gozzo che tutti chiamavano 'a varca di quatte padrune, i proprietari erano : Antonio Matrone, 'U Lupo cerute, Giovanni Sportello, Mencreste, Schiano, 'I Mezzavotte, Antonio Santomauro, 'U Mustaccielli. Esso portava a Napoli fave e lenticchie e ritornava carico di calce e merce varia. La barca andò a fondo nel gennaio del '34 al "Morrone" a Santo Stefano, dove aveva trovato riparo per il forte levante che imperversava sull'isola e che aveva impediito l'attracco nel Porto Romano. Durante la notte, come racconta Enrico Catuogno, curre curre, a causa della forte corrente, si perse il controllo della barca che andò a infrangersi sugli scogli. I marinai furono tratti in salvo dal personae dell'ergastolo, la merce si disperse e il giorno dopo il mare la restituì a beneficio di tutti.
Alcuni raccontano che la barca affondò perché 'i quatte padrune non riuscirono, anche in quel tragico momento, ad accordarsi su come proteggere la barca con il suo carico. Dire me pare 'a varca di quatte padrune indica una situazione mal governata.
Capito?

Sunday, January 22, 2012

Una domenica di sole...


Sole

Oggi ho letteralmente passato tutto il giorno al sole. La mattina a
leggere (letture di puro diletto: la mia settimana lavorativa dura solo 6 giorni!!) in spiaggia

e il pomeriggio sulla sdraio dietro casa, sempre a leggere.. la sera, poi sono andato a seguire il sole nel suo tuffo in mare all'estremità occidentale dell'isoletta. E dovrei esser tranquillo:
gennaio non ha la erre e non è marzo, si perchè:

Tegnere 'u sole era un gioco dal significato squisitamente scaramantico. I ragazzi il primo marzo usava
no disegnare un sole sui muri
delle strade esposte a levante recitando: Marze, sole 'i marze / primma ca tu tigne a me / je tigne a te. Quasi un modo per esorcizzare gli effetti dannosi alla pelle del pr
imo sole primaverile. La credenza era peraltro sottolineata dal provebio: Meglio ca mammeta te chiagnesse / ca 'u 'sole e marze te tegnesse (è meglio che tua madre ti pianga che il sole di marzo ti abbronzi).
(Da un grazioso libricino di Filomena Gargiulo
sulle origini, la cultura e quindi
anche i giochi e i proverbi della gente di qua)

Saturday, January 21, 2012

Giulia è morta. A ottobre del 2011, se ricordo bene (e ricordare è il cuore di questo post). Giulia era un membro dello sconfinato "esericito delle zie", una donna che non ha mai avuto figli, e che grazie a questo, ma soprattutto grazie a un'aspirazione che probabilmente ha avuto fin da quando era bambina, ha dato quanto e più di una mamma a un numero difficile da stimare di bambini e bambine. Giulia era un donnone, alto più della media delle donne italiane di classe 1940 o giù di lì, grande e grossa, capelli neri tendenti al corvino, occhialoni e tratti del viso molto determinati, voce leggermente roca, alla Monica Vitti, per intendersi.

All'apparenza una donna rude, come le sue radici geografiche: Guarcino, nella gloriosa Ciociaria che ha dato i natali a Giulio (pure lui!) Andreotti e tanti altri uomini e donne tosti e schietti d'Italia. Ma sapeva essere dolce, oh, se sapeva esserlo! Quando "rifilava" i dieci d'incoraggiamento ai bambini delle sue classi delle elementari, era dolcissima. Tanto dolce che i più rapidi a apprendere e suonare bene le corde di quello strano strumento che si chiama "vita civilizzata" dovevano loro stessi lamentarsi di non volere più il loro dieci d'incoraggiamento, ma il voto che avevano veramente meritato. E allora Giulia, che evidentemente sapeva da prima che quello era un momento importante sia per lei che per il pulcino che si trovava davanti, con fare molto, molto serio diceva: "Allora, visto che me lo chiedi, ti metto il tuo vero voto (e faceva capire che così si rinunciava a tantissimo.. faceva quasi paura): nove." Quel nove era ciò che alcuni di quei bambini avrebbero portato con sé per tutta la vita, un ricordo della prima cosa che avevano fatto loro e nessuno poteva togliergli. Io me lo ricordo come se fosse mezz'ora fa'. Lei mi ha insegnato a leggere e scrivere, lei s'è sorbita tutte le mie "zampe di gallina" e le mie riluttanze a imparare a memoria le poesie ("mandare a memoria", come diceva lei).

E questo non è un epitaffio per Giulia. Ma è l'incipit di una riflessione che facevo questa mattina a colazione. Io sono sempre stato smemorato. Magari adesso il Parkinson mi aiuta un po' in questo, ma me la son sempre cavata, fin da quando la maestra Giulia si disperava per farmi "mandare a memoria" pochi versi delle poesie adatte ai bimbi, fin da quando la posia di Natale era uno spauracchio. E questo è un male: la memoria serve a tantissime cose: a ricordarsi i numeri di telefono, a ricordarsi i nomi di battesimo dei "business partner" per avere un "grip" in più nelle negoziazioni, a apparire erudito nelle discussioni di salotto e centinaia di altre cose. Ma essere smemorato ha anche delle altre conseguenze, alcune spiacevoli, altre meno spiacevoli:

1) Si diventa rompipalle. Cioè rompipalle ci si nasce, ma fatto cento il rompipalle medio, lo smemorato totalizzerà almeno 120 punti rompipallismo. Il motivo è che non può fidarsi della propria memoria per esser certo di ricordarsi cosa aveva detto a chi, quante volte e in che occasioni. Quindi, se parcheggi la mia macchina e sgraffi la fiancata sulla colonna del garage, io non so se questa è la seconda o terza volta, non so che cosa ti ho detto l'ultima volta, non so se mi ricorderò che te l'avevo detto la prossima volta che lo fai. Quindi il mio diktat è fartela pesare al massimo grado possibile e assicurarmi ora e qui che la cosa non succeda mai più. Quindi la faccio tragica e esagero la mia reazione. Ergo sono un rompipalle.

2) Si diventa asociali e isolati: se stare in compagnia vuol dire dover ricordare i nomi e gli aneddoti di tutti quelli che ci sono, dover imparare velocemente i nomi dei nuovi venuti per evitare gaffe, fare discussioni forbite e doversi ricordare se il villaggio bianco era Terracina o Sperlonga (è Sperlonga!), allora meglio starsene isolati, a parlare con sé stessi, elucubrare, seguire pensieri freschi e ispirazioni nuove, non dover sforzare le sinapsi per richiamare roba già vista.

3) Si diventa più intelligenti, nel senso migliori problem solver perché si è abituati a dover ripercorrere tutta la logica del calcolo del seno e del coseno per essere certi della formula, in quanto la formula non la si ricorda. Questo è tutto meno che semplice, perché il tempo che ci mette il tuo "avversario", il benchmark, a ricordarsi la formula è una frazione del tempo che ci mette una persona di intelligenza media a riformulare tutta la dimostrazione; ergo, devi abituarti a essere un fulmine nel ri-dimostrare tutta la formula, quando invece ti servirebbe semplicemente di richiamarla. Sostanzialmente sei come un cieco che ha sviluppato un fantastico senso dell'olfatto per riconoscere a distanza dall'odore persone che non vede.

4) Si diventa meno inclini al pregiudizio verso le persone. Quando questo pregiudizio è formulato da altri (curriculum, risultati di interviste, gossip riferiti in precedenza, suggerimenti e consigli vari) perché non si ricorda bene quello che ti hanno detto del Sig. A o della Signora B. Piuttosto preferisci affidarti al tuo intuito e parlare/vedere/interagire/sporcarti con il Sig. A e la Sig.ra B, per conoscerli direttamente. E quella sensazione che hai delle persone la memorizzerai, ma non la base sulla quale hai formulato il giudizio, così che sarai sempre pronto a rielaborare tutta la formula per ricordarti in base a cosa avevi formulato il tuo pregiudizio.. con la conseguenza che potresti esser contento con la formulazione di una formula nuova.

5) Si sviluppa una capacità di trovare cose più spiccata della capacità di ricordare dove le si è trovate. Quindi si è un ottimo motore di ricerca, e un pessimo gestore di bookmark. Si, anche per Internet, lo smemorato sarà molto più preoccupato di avere una connessione che non di avere i propri bookmark e appunti.

Insomma un animale tutto strano, condizionato anche dalla carenza di addestramento di quando Giulia mi diceva di "mandare a memoria" quelle poesie. Magari se avesse cercato di spiegarmelo allora mi sarei addormentato o l'avrei ritenuta pazza. O magari le avrei spiegato che il mondo è bello perché è vario e andava benissimo così... chissà se dal paradiso leggono e commentano i blog?

Friday, January 20, 2012

Nodi e legami...

Sorseggio il mio solito the pomeridiano, tradizione cino-isolana. Rigorosamente verde. Legame tra i primi e i secondi quindici giorni di questo periodo che non dimenticherò.

Di nodi oggi ce n'erano tanti. Quando il vento è così forte che mi ci posso sdraiare siamo oltre i 30, di nodi. E lassù in cima al punto più a nordovest della scogliera a strapiombo arrivavano degli "schiaffi" da una quarantina, visto che mi spostavano come se fossi un fruscello. Chiaro che non si tratta dei quaranta nodi canonici, misurati a dieci metri sul livello del mare, come da manuale: quest'isola è alta 80 metri. Sta di fatto che i cavi del telefono ululavano, e il traghetto che ha salpato regolarmente verso la terraferma faticava a avanzare, e su certi treni d'onda sbatteva così forte la prua che i baffi che si generavano lo superavano abbondantemente, lavando il ponte. E' una nave lunga 60 metri.

Ieri andando al centro ho visto una targa su una casetta, che ricorda che Sandro Pertini, ex presidente della Repubblica, forse il più amato di sempre dagli Italiani, fu confinato su quest'isola tra il 1935 e il 1940 in quanto veniva considerato "elemento pericolosisimo per l'ordine nazionale". Ecco, si.. qui mi piacerebbe se ci fosse un bel legame tra lui e me.. ma non per il pericolo e neanche per la presidenza della Repubblica... solo per i cinque anni!

Supermercato


Quando vado a "fare la spesa", non ci metto molto a scegliere dove. C'è un solo "supermercato" sull'isola, ed è grande quanto un normalissimo negozio (la foto non è originale, è presa da Internet). Posto che non s'impiegano risorse decisionali sul dove andare, tutto viene investito sul cosa prendere. Anche il prezzo, quasi incredibile a dirsi, passa in secondo, terzo, quarto piano. Se anche il prezzo non ti piacesse, che alternative hai? Prendi la nave di domani e vai a fare la spesa altrove? Poi vedi che del prezzo non importa molto neanche al gestore: in inverno se lui alza in maniera irragionevole un prezzo il villaggio (200 persone se va bene) comincia a fare domande, e si aspetta delle risposte; il barbiere poi potrebbe risentirsi, ma anche il vigile.. e che dire dell'idraulico che il mese prossimo gli deve cambiare un rubinetto? E tu, vuoi o non vuoi, fai parte - anche se solo temporaneamente - del villaggio.

Ma c'è di più: compri fagioli? Sanno che mangi pasta e fagioli; compri farina? Farai un dolce o la pizza? Facile: se non prendi vaniglia o simili deve essere roba salata.. c'è una trasparenza pazzesca. Chiaro che se vuoi comprare dei preservativi magari la cosa può essere imbarazzante... ma è anche bello che sia così (o almeno lo è se sai che nella peggiore delle ipotesi scappi via tra 2 settimane!). E' un'altra dimensione, per spazi, persone, contatto con te stesso; ma non parlo di filosofia: parlo delle esperienze di tutti i giorni, che costituiscono quello che siamo veramente. Quando vado a "fare la spesa" (e ci vado ogni giorno, a piedi, e sono 400 metri a piedi), vivo ogni giorno l'esperienza che forse la mamma di mia mamma viveva nel suo paese natale, prima di spostarsi nella città.

E' forse pazzia lasciarsi vivere in un film del genere per due settimane, e chiamarla vacanza, rigenerazione? Se si, allora non sono io che sono pazzo.. sono tutti gli altriiiii :-D

Thursday, January 19, 2012

Basta parole, è Big Blue.....























(io non so come si fa, ma se possibile questo post andrebbe condito con questa bellissima canzone.. e bravo Mango!!)

Wednesday, January 18, 2012


Ultimo contatto con il continente, prima del Big Blue....

tu-tù tu-tù... tu-tù tu-tù...

(ah, il treno in partenza ha cambiato binario, prendendo il 13!!
Fortuna che non sono americano!!)

Che bella sensazione, il treno che si avvia.. lo sai che non sono gli
altri treni e la banchina che vanno indietro, ma sembra proprio!! E
quando assaggi quella sensazione il condimento è: lavoro, vacanza
(inizio), vacanza (fine), servizio militare, vola dal tuo amore,
abbandono (ma ci rivediamo presto!), abbandono (resisti! I mesi
passano presto), abbandono (non sará mai più come prima)... il treno
lascia digerire questi condimenti, te li rimescola e, con tutti i suoi
rumori di ferraglia, te li fissa nel cuore..

(Ri)partito!!


Mi son pesato, prima di partire: ho rivisto il numero 66 dopo tanto
tempo. 66.7, cioè quasi 67, ma lontano dal 69 cui ero abituato. Resta
solo da capire se sia la dieta cinese, l'esclusione quasi totale della
carne degli ultimi due mesi, come suggerito dal medico, o la mancanza
d'esercizio fisico metodico negli ultimi 20 giorni (niente nuoto, ma
almeno dieci chilometri di cammino a Shanghai). Ovviamente la mia
testa di zecca appena ha visto quel numero ha esclamato: "vedi, porco
capitalista? QUELLO è il tuo peso, quando non t'ingozzi alla faccia
del popolo". Successivamente la mia testa di lasciavivere, che sta
crescendo ultimamente con mio orgoglio, ha risposto: "e sticazzi
quanto pesi!!".

Si riparte.

Non è solo un fatto ovvio di metrò, treni, traghetti.. È un AUSPICIO!

Monday, January 16, 2012



Non poteva finire meglio, questa fase del viaggio: dopo 24 ore più 7, "riprese" col fiso orario, ma comunque trascorse tra aerei, attese, discussioni con gli addetti alla vigilanza di Mosca per ottenere la carta d'imbarco (il diversivo più eccitante di tutto il viaggio, devo ammettere). Uno zaino svuotato in lavatrice, taglio di unghie e capelli e infine bagno bollente, piccolo lusso, ma grande piacere, come un buon the verde senza zucchero!

Mi sento leggermente estraneo a casa mia...

Sunday, January 15, 2012

A tutti i globetrotters, a tutti i globetrotters...


.... se vi dovesse capitare di passare per Mosca, evitate nella maniera più assoluta di fare "stop and go" nell'aeroporto di Mosca! E' uno dei posti più inospitali che si possa immaginare: parlano poco l'inglese, l'aeroporto è disseminato di punti fumo che sono degli aspiratori cui i fumatori "devono" star vicini così che il fumo non vada dappertutto (immagina come funziona bene!) e sia il dutyfree a bordo che quelli nell'aeroporto sono un delirio di profumi e gioielleria che si trovano meglio in Italia e null'altro. Ah, i russi sono più ricchi degli italiani, nel caso non si fosse già capito!!!
Le lounge chiudono a mezzanotte e gli ingressi costano come in qualsiasi altro aeroporto d'Europa, ma valgono solo per due ore... via!!!!

Siamo partiti diciamo a mezzogiorno da Shanghai. Siamo in volo da più di
otto ore e voliamo sostanzialmente, ma MOLTO sostanzialmente verso
ovest, quindi inseguiamo il sole, ovvero giriamo in senso opposto alla
rotazione della terra. Ciononostante, e anche nonostante il fatto che
siamo in alto, vedo il sole che si abbassa all'orizzonte, e praticamente
tramonta. Che tedio! Sicuramente sarà già molto, molto buio quando
atterreremo a Mosca. E allora mi dico: a che diamine serve viaggiare
sostanzialmente verso ovest, se poi il sole tramonta, col deludente
risultato di averti fatto "sprecare" tutto un giorno in aereo e farti
atterrare che è ormai sera?

Se andassimo abbastanza veloci (cioè alla stessa velocità della terra
che se non erro all'equatore di gira la bellezza di quaranta milioni di
metri al giorno, cioè va a 40.000.000 / giorno ovvero 1 milione e
666.666 metri all'ora, o 1.666 chilometri all'ora, per noi sarebbe
sempre mezzogiorno. E invece questo catorcio di un aereo sfiora appena i
900 chilometri all'ora, quindi va appena al 54% della velocità che
srebbe necessaria, viaggiando verso est pieno per "reggere botta".
Peccato, perchè se avessimo una velocità sufficiente, potrei sostenere
teorie medievali affascinanti sulle conseguenze per uomini che
affrontino un viaggio verso occidente a una velocità maggiore di quella
del sole attorno alla terra (mi permetterei certo questa licenza
pre-copernicana!). Ah, già, ma se fossimo nel medioevo forse non sarei
su un aereo.. peccato!!

Se penso che il sonno giochi brutti scherzi alla mia capacità di
raziocinio, allora sono veramente veramente veramente sulla cattiva
strada.. ah beh, si beh!

Saturday, January 14, 2012

In viaggio, l'aereo ormai svolazza in quota da un bel po' di tempo; mi
sono addormentato e risvegliato già due o tre volte. Non ho il coraggio
di guardare l'orologio: potrebbe darmi illusioni o delusioni, riguardo a
quanto ancora devo soffrire questa costrizione, che non voglio. Ma il
sole mi colpisce in pieno volto, sul lato sinistro. E' un fatto
importante: mi dà energia. Se ci penso, nelle due settimane scorse non
ho mai visto il sole. Ho visto il cielo blu, o quanto meno di un colore
che ricordava il blu, ma per poco tempo, e sicuramente non ho potuto
godere della sensazione del sole che scalda la pelle (e l'anima). Mi
mancava. Comincia a venirmi l'acquolina in bocca. La destinazione della
mia "restauratio egi" è perfettamente ingegnerizzata. Un piccolo arco
nel Tirreno, la cui concavità è orientata quasi perfettamente a sud, in
maniera da permettere, nelle giornate di sole, di starsene spaparanzati
e scaldarsi più con l'energia carpita che non con quella dispersa.
Chissà che pensieri risaliranno la mia mente, mentre vedrò l'arancione
del calore in trasparenza attraverso le palpebre chiuse....

.... semplicemente detesto fare le valigie! Mandatemi anche a
circumnavigare il globo per due volte da un polo all'altro, ci vado a
nuoto e affronto l'orso polare e anche il pollo solare!!! Ma non
fatemi fare le valigie, sigh!!!!!

Friday, January 13, 2012

L'ho incontrata, su un cartellone pubblicitario, e l'ho dovuta fotografare!!!! Si tratta della vera e unica consorte del grande capo Estiquaatsi.. Per chi non lo conoscesse, e potesse accedere Youtube (in Cina non si può), un link utile conoscere il grande capo Estiquaatsi è questo.

Allora, la signorina in questione ha la spiccata tendenza a tenere, nei confronti della vita, lo stesso approccio del nobile marito. in questo cartellone pubblicitario la si vede sostenere per il mercato asiatico l'utilità della carta VISA. Questo, almeno è il messaggio ufficiale. Ma, all'occhio dell'osservatore attento, ma soprattutto abituato alle uscite del marito, è evidente che al momento dello scatto la signora stava dicendo qualcosa del tipo: "Anche io ho la carta di credito VISA... E sticazzi !!!"

(continua la mia vena leggera, sono evidentemente in fase di decompressione da ritorno all'Occidente).

(Fuori della fase di decompressione, una controfase di riflessione.. qui sotto).

Blade runner

Francesco me lo aveva detto che mi sarei trovato in situazioni urbanistiche da Blade Runner, sia per quanto riguarda l'estetica che per la fauna. E infatti così è stato. Oggi pomeriggio, nella titanica stazione della metro di People Square, tra fiumi di persone che si spostavano con flussi ordinati da un'uscita all'altra, mi sono chiesto come poter rendere la scena. Fotografarla era impossibile, anche con un grandangolo: c'erano letteralmente fiumi di persone incanalati in file non più larghe di cinque o sei metri, tanti fiumi in tutte le direzioni: il blocco anche solo per alcuni minuti di uno qualsiasi dei fiumi avrebbe provocato una folla accalcata da paura. Credo che situazioni del genere siano il terrore di qualsiasi addetto alla sicurezza: evacuazione? Impossibile. Panico? Inevitabile. Bersaglio facile per una strage? Quasi scontato. Ed è continuamente così, a quasi tutte le ore di tutti i giorni; un po' peggio nelle peak hours dei giorni lavorativi.  Avrei potuto provare a girare un piccolo film, ma - a parte la pesantezza del file - non avrebbe comunque reso l'idea. L'unico punto di vista che avrebbe reso l'idea sarebbe stato sulla verticale del centro di uno degli ambienti più grandi, ben oltre il basso soffitto, e comunque non avrebbe reso la sensazione che si prova a essere una goccia di uno di quei fiumi. Mentre su un binario mentale pensavo questo, sull'altro mi stavo pregustando il contrasto quasi violento che mi aspetto tra qui, dove essere soli e riservati è impossibile, grottesco, rivoluzionario e l'isoletta dove potrei trovarmi la prossima settimana, dove una folla del genere è inimmaginabile per ciascuno dei duecento abitanti. Gustosissimo.. quasi non vedo l'ora!!

Thursday, January 12, 2012

Ho sempre pensato che le meduse fossero dei brutti animalacci inutili e urticosi che non si sa perché mai ci stiano al mondo.. e invece servono a qualcosa: quando sono ben illuminate le puoi usare come salvaschermo!!!

Vabbè, lo so: gli ultimi giorni giorni shanghaiesi li sto impostando un po' Disneyworld style, ma adesso torno serio... ah, a proposito... in una vasca c'erano pure Marlin e Dory... UGUALI UGUALI !!!! Volevo urlargli: "pesciliniiiiiiiii!!!", ma sarebbe suonato troppo nostalgico!!

Wednesday, January 11, 2012

Bellissima mostra fotografica della trentaduenne fotografa Chen Man. Non
la conosce nessuno.. si conoscono solo le sue opere. Questa mi ha
stregato, lo ammetto!!

Tuesday, January 10, 2012

Il fatto più eclatante di oggi (a parte che mi sono fatto con la mia
pischella una bella pasta al pesto che non se ne poteva più, e quando ce
vo ce vo!), è che durante la visita al museo delle belle arti, chiamato
"La casa bianca", non perchè c'entri con il presidente, ma perchè si
trova in una casa stile rinascimentale, inizialmente (nel 1905)
residenza del direttore del distaccamento cinese della camera di
commercio con l'estero francese. Dentro questo "museo" ci sono un bel
po' di lavorini di quelli che sanno fare i cinesi, con i ritratti dei
maestri più ammirati nell'arte del taglio della carta, intarsio di
legno, avorio e altre pietre assortite, tessitura di lana & co. e..
insomma un sacco di cosettine carine che vanno dagli inizi del novecento
ai giorni nostri. Niente di antichissimo, insomma, ma la particolarità è
che sotto molti (non tutti) dei pezzi c'è il prezzo, perchè sono in
vendita. Infatti il museo, in realtà è una "fabbrica" funzionante, con
tanto di artisti che cesellano statue di budda sotto il naso incuriosito
dei turisti (com'è un naso incuriosito?.. mah!). All'ora di pranzo se ne
vanno, e tu rimani lì a bighellonare. M'è successo, e il laboratorio di
un cesellatore di pietre varie e Giada mi ha letteralmente rapito. C'era
una luce, una tranquillità particolare, gli attrezzi in bella mostra, le
tazze per il the, il legnaccio del tavolo che mi ispirava, le pietre
grezze in bell'ordine sotto la finestra.. volevo stabilirmi anche lì. A
tagliar pietre, guardare quello che faccio, toccarlo, levigarlo finchè
non sono soddisfatto del risultato. Posso? Vabbè, diciamo che è un
sogno.. anzi, quasi quasi me ne vado a ninna, che è meglio! Buona notte!!

.... mi tocca tornare un attimo sull'argomento "arTiChettura", per
ammettere che questa skyline ha un suo perchè, in fondo in fondo..... ma
proprio in fondo, eh?!

La "stele" della fotografia di questo post misura circa un centimetro di
larghezza per cinque di altezza. E - anche se l'obietttivo non è stato
in grado di metterle a fuoco, contiene quattordici righe verticali di
caratteri cinesi scritti ovviamente in bella scrittura (non sono in
grado di giudicarla!). Fanno queste cose, gli piace.. ah, e poi è di
avorio (mica come la carta che ci scrivi, cancelli e correggi!). Mah...
se ti distrai un attimo scrivono i circuiti stampati a mano!! Occhio, eh?

Post

Post

Ma la frutta!!! Buona e tanta, e a prezzi ragionevolissimi, anche se
in pieno centro città (vabbè, quello è solo per il costo della vita).
Ma c'è di più: fragole a gennaio!! È inverno anche qui.. non so come
fanno.. forse il Giappone è abbastanza vicino con le sue radiazioni!
Il rischio per me è letale!!! Ho visto LE CILIEGIE a 250 rbm (meno di
3 euro)... Forse non torno più... :-)

Monday, January 9, 2012

Una delle esperienze più profonde è quella della limitazione della
libertà personale. Non è così invadente, non fa male, ma c'è. Ne parla
questo signore nel post che STRANAMENTE sono riuscito a accedere
questa mattina:

http://www.chen-ying.net/blog/2010/03/27/come-funziona-il-grande-firewall/

Si perché il sito dove gli internauti vanno a vedere filmini, e non
cito il nome per non svegliare il grande fratello, non si può accedere
da qui. Così come non si puó accedere il sito dove alcuni tengono il
"caro diario" (quello che stai vedendo tu che leggi queste parole!!).
Quindi se sei qui e - attraverso l'email che hai provvidenzialmente
settato prima di partire per tua comodità - riesci a scrivere pagine
del tuo caro diario, e poi un tuo amico ti dice che hai scritto uno
strafalcione, non puoi neanche andare a correggerlo, perchè al sito
non si accede!

Ma non è tutto: anche gli aggeggi per fare ricerche sulla rete sono
sotto osservazione. Per esempio, come si legge dal link sopra, questo
meccanismo di controllo si chiama come una delle 7 meraviglie del
mondo, con in più 4 letterine che in italiano vogliono dire "fuoco" (e
cerca d'intendere, diamine!.. non capisci che non lo posso
scrivere?!). Bene, se nel campo di ricerca scrivi paro paro il nome
della meraviglia tutto funziona bene; se ci metti anche le 4 letterine
"il server non risponde a causa di un problema tecnico". È caruccio
perché non è che ti appare una pagina che ti dice "brutto cattivone!
Che stai a 'ffà? Guarda che lo dico a Bubù!!". Ti millanta il problema
tecnico, così tu dormi felice!!

Questo pesa un (bel) po' sull'animella! Anche perché è consistente con
altre limitazioni che volgono allo stesso fine: ad esempio nella zona
(chiamala zona! Ci stanno mezzo miliardo di anime!!) del sud-est del
paese viaggi con un visto da normale visitatore per diporto. Per
andare nella zona nord ovest (qualcuno ricorderà il tempo delle vivaci
proteste non sempre finite bene di gente che parlava di separazione
e... capito?) ci vogliono permessi speciali e - mi dicono qui - una
guida che ti accompagni tutto il tempo.. del resto queste erano le
condizioni anche nel sud est, quando venni in Cina più di vent'anni
fa' la prima volta. La guida era sempre con noi: persone squisite, che
parlavano perfino l'italiano. Ma ti assicuravano anche di non fare
passi falsi: non saper leggere i cartelli in cinese a volte è
pericoloso, no?

Mi spiace sapere che per me queste limitazioni finiranno al mio
ritorno in Italia, mentre per gli altri l'accesso a certe cose sarà
ancora una vischiosa strada in salita. Ma comprendo anche una parte di
quello che c'è dietro: troppa libertà tutta insieme può essere
difficile da controllare. E questi son tanti: se partono non li fermi
più: altro che Libia! E poi è dagli anni trenta che crescono con
questo sistema, passando con circospezione tra yankee e rubli troppo
invadenti, no? Ci sta che una mamma fin troppo premurosa, che tiene
una mano davanti agli occhi dei figli per evitare che vedano
spettacoli una volta considerati disdicevoli, forse oggi fa sorridere;
magari uno pensa pure che quella mano potrebbe nascondere anche cose
che quella mamma DEVE far sapere ai figli, no? Ma è alla mamma che
bisogna eventualmente parlare, non ai figli, altrimenti le sculacciate
poi non siamo noi a prenderle, ma loro. E questa sarebbe una
ingiustizia sull'ingiustizia!!

Ecco, ora mi gioco il neologismo. Sono stato a vedere il famoso "The Bund" qui a Shnghai. E' quello che dicono: una skyline particolare, cioè un particolare modo di disegnare la "linea del cielo" (come se un pidocchio di essere umano potesse mai farlo... la linea del cielo la conoscono solo i marinai, tiè!!) con la forma dei vari grattacieli che ci si spara davanti. In questa maniera una città può avere una skyline particolare ed essere riconoscibile solo da quella.

Ora, qui questi signori hanno tentato l'impossibile, facendo veramente un miracolo di arTiChettura. Non ci sono errori di batitura, si tratta proprio di artichettura, e chi la fa si chiama artichetto e non architetto. Si tratta di inventare un panorama così artificiale da crearne uno che la maggioranza degli osservatori considera non solo bello e naturale, ma addirittura peculiare.

Qui si sono detti: "non vogliamo essere secondi a nessuno, meglio di New York, meglio di Kuala Lumpur, meglio di chiunque abbia il coraggio di provarci. E se provano a fare di più, noi faremo impallidire anche Gotham City di Batman e Metropolis di Superman! E allora grattacieli altissimi, palazzi contornati da piani alti che si espandono più di quelli bassi, sfere sospese, grattacieli trapassati da buchi a forma di palla e di trapezio.. cacchio regà! manca solo la piramide sospesa a mezz'aria di Immortal di Bilal e abbiamo finito!!!

La cosa è così architetturalmente poco credibile da diventare arTiChetturalmente godobile. Se la si vive come un immenso luna park, invece che come una città, ci si trova a proprio agio. Anche il sonoro è degno di un luna park: le trombe delle macchine che non si silenziano mai (perchè per il cinese al volante la trombata alla guida non vuol dire "che cacchio fai?" bensì "guarda che io sono qui") sottolineano l'atmosfera da eterno Natale come le sirene dell' (ormai chiuso) luna park dell'Eur. E così, mentre la civiltà occidentale resiste al decadentistico desiderio di lasciar aperto un parco divertimenti anche se ormai il profitti & perdite sta in rosso spinto, quella orientale capisce che l'homo decadentis può arricchire il povero mondo d'oriente, purchè lo si lasci vivere in un parco giochi che lui possa chiamare "città" a una velocità e uno stile che non si può permettere neanche a casa sua, ma che qui abbraccia con l'arroganza di chi non può perdere. Anche così la ricchezza torna alle campagne di chi contadino non ha mai smesso d'essere, non per convinzione ideologica, ma per bisogno.

rispondere: "Amen", prego!


Sunday, January 8, 2012

Qui è dove studia la pischellina.... mica male. Nel prato davanti
all'ingresso principale ragazzi che si rilassano e si concentrano prima
di una lezione o di un esame (si concentrano... wow!). Rapporto studenti
cinesi / studenti occidentali circa più di cento/centocinquanta a uno.
Statistica effettuata a occhio bighllonando per il campus, devo
ammettere. Il campus è bellissimo e ricorda l'architettura della Boston
migliore, ma sta un po' in culo alla balena. Devo ammettere che la
rampolla è stata coraggiosa (circa 45 minuti di metropolitana per andare
all'università la mattina!),ma scaltra: ci ha una vita e un mare di
negozi/posti utili sotto "casa"!!!

Dice un antico proverbio cinese: l'incenso santifica il luogo ove si
libera, ma in mancanza d'altro può servire anche a coprire la puzza di
immondizia. In realtà non è un antico proverbio cinese, o almeno se lo è
si tratta di coincidenza. E' una cosa che m'è venuta in mente dopo aver
sentito lo stesso profumo in un tempio e vicino a un negozio di "food on
the road", che lo usava, appunto, per coprire la puzza di fogna. Pare
sia pratica abituale. Ma che differenza c'è morlmente tra il vero e il
verosimile, o il desideratamente vero? Qui in Cina pochissima. O almeno
meno che in occidente, dove (credo) la Chiesa e altre istituzioni rigide
ci hanno abituato a considerare il "falso ideologico" con timore
reverenziale. Qui è sostanzialmente diverso.

Quando si entra in metropolitana ti controllano la borsa con lo scanner
a raggi X. E ci mancherebbe.. una piccola defragrazione qui fa stragi
impensabili altrove. Però la cosa caruccia è che nessuno passa il
bagaglio nello scanner. Il responsabile della sicurezza ti guarda con
simpatia e sorride, e ti mette la mano aperta davanti al petto per
farti capire che devi fermarti e mettere lo zainetto nello scanner. a
quasi totalità dei cinesi (e anche qualche naturalizzato locale,
ehm...) se ne frega altamente, e con altrettanto sorriso passa avanti
ignorando l'agente. Non è un pubblico ufficiale, ma anche se lo fosse,
non cambierebbe nulla. Reazioni? Nessuna. La regola c'è e serve nella
misura in cui è applicata, e se non è applicata non muore mica nessuno!

In Cina chi si arrabbia perde la faccia. Quindi anche in caso di lite,
chi attacca briga ha già perso la faccia, chi reagisce la perde a sua
volta, e quindi non è rarissimo vedere uno che aggredisce l'altro e
l'altro che fa finta di nulla. Non so ancora (devo decidere) se voglio
imparare questa cosa, ma di certo se voglio non è facile e cambia
rilevantemente le regole del gioco!! Interessante comunque!

Grandeeee! Ho perso tutte le foto di oggi: sono stato tradito da un salto di sistema opeativo.. mi son messo a giocare per un po' con MacOS, che s'è impallato (pensavo) dopo aver trasferito le foto che avevo fatto sul disco rigido e invece... non c'era nulla, yeeeee! Communque:
1) prima di partire avevo detto chiaramente che per me le foto più belle sono quelle che rimangono nella mia mente
2) le foto che ho perso erano delle emerite c...te!
3) Ricordo esattamente quale foto volevo usare...

... quella che rappresenta un grazioso vasino che sta nel Museo di Shanghai, dove si possono ammirare tutte le arti Cinesi da quando se ne ha traccia fino a oggi: vasi in ceramica (ovviemente) e sculture di Giada, Bronzo, legno. Scrittura, pittura, folklore, insomma c'è di tutto (pure un po' di musica), e il mal di piedi è assicurato, perchè cii si sta dentro un'ora e mezza e non ci si rende conto del tempo che passa: è successo a me, lo so! Ma torniamo al vasino: misura circa venti centimetri di altezza e circa 10 di diametro. E' color torracotta e non ha particolarità di sorta. Uno, vedendolo, potrebbe dire che sia un vasino etrusco dei primissimi tempi, o magari uno dei primi abbozzi di civiltà applicata dell'antica grecia. Salvo poi guardare la datazione: tral il 6000 e il 4000 avanti Cristo!! Non aggiungo altro....

Mi sono anche fatto una bella passeggiata (un po' di "velocità" ci voleva dopo tanto camminare passo passo) per una strada illuminatissima, lussuosissima (Rolex e Maserati erano i più scarsi) e visitato un paio di Mall. Ho concluso che in questo periodo non vendono un fico secco. Nessun prezzo esposto (sono così astronomici che si potrebbe parlare di "trattativa privata"?).. non vendono un fico secco perchè normalmente vendono agli "schifosamente ricchi", che anche in Cina (e a Shanghai in particolare) non mancano, quindi adesso, in periodo di saldi, i ricchi li schifano e i poveri continuano a non poterseli permettere... beh, si: è un po' triste. Ma anche questa è ricchezza... e ci sono tanti nomi italiani sulle insegne che sembra di stare a Roma!!!

Saturday, January 7, 2012


Tornando al discorso della sostenibilità e del futuro e dei cinesini di Shanghai... mi pare ovvio che il loro essere sostanzialmente vegertariani (o comunque mooooolto meno carnivori dell'occidentale medio) sia l'unica alternativa sostenibile per il futuro: se continuiamo a spingere l'acceleratore sulla produzione di cibo e sull'inquinamento di questo povero pianeta, ben presto lui collasserà e noi con lui. Per chi vuole immergersi di più in questa teoria e non prova ribrezzo verso il Leonardone (ex) holliwoodiano, c'è questo film.

Magari si potrebbe argomentare che la dieta del cinesino tipico dipende più da obblighi derivanti da ristrettezze economiche nazionali che non da scelte ragionate. E infatti non voglio vendermi che loro son buoni e noi cattivi. Tutt'altro: spinti dallo stesso bisogno non si curano molto del trattato di Kyoto e inquinano più di noi (l'ecologia costa!) ma sta il fatto che loro sono oggi il modello di quello che noi dobbiamo diventare domani, dal svariati punti di vista, tra cui quello alimentare. e a me la ciccia piace, e neppure poco.. evvabbè.. nel frattempo mangiucchio qui e lì e vedo... non male però... gnam gnam!

Friday, January 6, 2012

Eccolo là, un bel tempietto con tanto di grattacieli sullo sfondo. Ci
siamo abituati: in oriente (vale anche per i giapponesi, per quanto ho
visto) l'antico viene curato rinnovandolo regolarmente (e quindi i
giapponesi ridipingono i loro templi ogni anno). A noi occidentali,
abituati all'antico al massimo restaurato, ma maai rinnovato, la cosa
suona strana, ma ci si abitua. Qui in Cina però c'è stato un problema
aggiuntivo: con la rivoluzione culturale alcuni templi li hanno
proprio buttati giù. E quindi - mi pare giusto - quando hanno fatto la
controrivoluzione li hanno ricostruiti. Quindi ti trovi dentro un
tempio superbello, che è nuovo di pacca, anzi... in costruzione. E i
muratori di Shanghai prendono in giro chi ci lavora perchè dicono che
sono anni che stanno all'opera mentre per un grattacielo ci vogliono
alla peggio 24 mesi (siamo in Cina, non in Italia, eh?!). Evvabbè,
entri, apprezzi (poco) le travi e i pavimenti in cemento armato, ma
poi gradisci vedere i falegnami intarsiatori al lavoro sulle travi
decorative in tek massello! E che dire delle statue del budda
d'argento, alte 8 metri e pesanti svariate tonnellate? Il fatto che
tutto sia nuovo di pacca fa uno strano effetto.. invece di dare
l'impressione di qualcosa di costruito l'altro ieri, dà la sensazione
di essere stati mandati all'indietro nel tempo e trovarsi in un'epoca
antica, poco dopo che il tempio è stato aperto al pubblico. Mica male,
se poi uscendo ci si trova davanti a uno spettacolo architettonico
degno di Manhattan.

Passeggiando e bighellonando qui sono entrato in risonanza con il modo
di comporarsi, camminare, parlare della gente di qua (non ho imparato
il cinese!!). E comincio a maturare l'idea che i Cinesi vivano uno
stile di vita molto più adeguato ai nostri tempi di quanto lo sia il
"nostro" da occidentali. A che serve una tutela spasmodica della vita
umana (omologazioni, caschi, sindacati, abolizione della pena di
morte, ...), se tanto si è in un miliardo e mezzo? Ha senso
preoccuparsi tanto di non speronarsi come pecore quando si cammina in
strade affollate o si sale sulla metro, quando poi a casa si dorme in
5 sul pavimento uno di fianco all'altro? E perchè si dovrebbe odiare
un governo che ancora controlla la comunicazione (niente accesso via
WEB a nulla che suoni minimamente di pornografico, ma anche alla
libera comunicazione, a cominciare dai blog!), quando la storia, dai
primi del '900 ci insegna che il capitalismo occidentale non è un
vincitore assoluto in ogni occasione, e che anzi mentre falliva
tentativi di invasione, poi riconosciuti abbastanza arbitrari (parlo
del Vietnam), dall'altra parte c'era un governo che - con mezzi forse
non graditi in occidente - s'organizzava comunque per dare da mangiare
e una ricchezza notevole un po' a tutti? Come non guardare ancora
l'occidente con un po' di perplessità quando gli chiediamo di svendere
un po' della loro preziosa crescita (non ci son cazzi.. son tanti e se
non crescono noon mangiano!) a favore di ambiente, animali, rispetto
dei brevetti? Hanno già mandato a cagare autorità che incutevano
abbastanza timore (gli Stati Uniti prima e l'URSS durante il
revisionismo), sai che ci mettono a mandarci anche l'Europa? Insomma
non è il DNA che cambia l'Uomo, ma le prospettive in cui vive ed è
cresciuto....

Forse è per questo che viaggiare fa bene (fa bene?): cambia le
prospettive.....

Thursday, January 5, 2012

Interni di Carrefour a Shanghai. Se non fosse per le scritte in cinese
e per la zona riso che è decisamente ipertrofica, rispetto a quelle
occidentali, uno potrebbe anche dimenticare d'essere in Cina. Certo
che o prezzi sono tutt'altro che bassi, comparati al resto dei negozi,
ma "mangiare occidentale" è un vizio costoso, si sa. Anche l'audio
distingue la Cina. Ogni gondola (corsia) ha la sua musica: dal
tradizionale all'allegro/pop/spinto, per un casino generale pazzesco:
qui piace così.
Del resto anche i semafori sono un'opinione, per auto, ciclomotori e
pedoni. Risso o verde non fa la differenza: quando puoi passi, tenendo
presente che biciclette e auto non si fermano, ma ti vengono addosso,
che le auto non evitano bici e motorini, e che l'80% dei motorini sono
elettrici (più convenienti perché si guidano senza patente, che costa
un occhio) quindi ti arrivano addosso silenziosi e di notte
invisibili, visto che accendere le luci è facoltativo. Il casco è un
oggetti sconosciuto.

In tutta questa confusione (il clacson vuol dire "io ci sono", o
"attento che cambio direzione", o anche "sbrigati!", quindi se ne fa
un uso considerevole) la cosa che mi ha sorpreso è che non s'incazza
nessuno e tutto scorre abbastanza bene dal punto di vista
urbanistico... hanno trovato un perfetto equilibrio, come a Napoli, e
la vivono bene, atarassicamente, direi!

Mamma mia che botta terribile!! Mi sento come se noon avessi altro che
nebbia nel cervello... non è jetlag (troppo presto!): è che non ero
pronto per dormire fin quando in Europa non è stata notte fonda. E ora
che la notte c'è stata ed è anche finita, non mi bastano le due ore di
sonno perchè il cevello funzioni. Ho le idee confuse, vado a rilento e
ho freddo dentro.. devo solo resistere fino a dopo cena, poi mi
ammazzo di sonno e vedrò che va meglio!!

Wednesday, January 4, 2012

Osservazioni di viaggio: non è un caso che Alitalia e Aeroflot si
siano alleati in Skyteam: il volo per Mosca è in ritardo di quasi
un'ora, e il comandante annuncia in inglese la "durata" prevista, ma
non si scusa per il ritardo. Gli stili sono compatibili, solo che loro
sono un po' più avanti: noi ci arriveremo col tempo.
Osservazione due: l'umano medio ci mette tra gli 8 e i 13 minuti a
abituarsi a situazioni inusuali: il passeggero davanti a me non si
lava da almeno 48 ore, e "zaffa" sudore abbondante. Nei primi minuti
mi sono chiesto come avrei respirato. Ora me lo chiedo solo quando di
muove e emette uno sbuffo di tanfo non diluito.
Ma c'è anche qualcosa di buono: ecco che ancora prima di partire
apprezzo i vantaggi di un viaggio nel mondo: il dimenticato olfatto,
l'obsoleto senso animalesco, utile un tempo solo per fiutare l'odore
di prede e predatori, torna in uso: contatto col mondo vero, impatto
con la realtà lontana dai profumi e dai saponi, che - per ironia - mi
danno da mangiare, ma mi allontanano dalla Vita. Ok, anche nella metro
di Roma si possono avere esperienze simili, ma qui è spazio
territoriale russo, mica cazzi!!

Tuesday, January 3, 2012

Ecco il bagaglio per domani... posso stabilire un nuovo record per il 2012: 2 settimane, 6000 chilometri, 9 litri di bagaglio... e uno zainetto della Nike esploso al controllo bagagli, eh eh!!

Sunday, January 1, 2012


Diciassette mesi in Vietnam. Si può anche dire che il rischio di vita ci fosse. Almeno i meno addetti ai lavori ci cascherebbero. Ci sono stati un infarto e un riovero in ospedale per aritmia cardiaca durante il progetto. Ma si! Poi uno accende il cervello e ci pensa, che l'infarto viene per scarsità d'afflusso di sangue ai muscoli cardiaci e l'aritmia era probabilmente tensione repressa di una persona mediamente molto tranquilla all'apparenza, e quindi quasi certamente tendente a tenersi dentro la tensione di una "normale" situazione lavorativa.

Sta di fatto che il sentimento del reduce del Vietnam ce l'hanno un po' tutti. Dalla mia vecchia amica, la signora Trinciabue, che quasi in lacrime mi ha confidato al telefono che si sentiva abbandonata, come se avesse lavorato come una matta per un anno e mezzo, per poi non sentirsi neanche dire "grazie", ai compagni italiani di progetto, che si guardano intorno esterefatti, cercando di capire da dove sbucherà la fanfara che gli confermerà d'essere gli eroi della Compagnia.

Ma forse la parte più eroica di un atto eroico è proprio il "dopo": quando ti accorgi che, mentre tu rischiavi di prenderti una palla in fronte da un Vietcong, loro si affannavano per non perdere l'autobus, per evitare che gli passassero davanti nella fila all'ufficio postale o per redarguire il collega cialtrone. Son tutte cose che costituiscono la vera vita reale, mentre soldati al fronte stanno là (ma son pagati per questo) e chi se li fila, non sono parenti miei. E così, quando questi ragazzi che hanno perso la giovinezza e la spensieratezza tornano nei prati verdi della polite Washinghton, non trovano folle acclamanti, ma l'indifferenza più assoluta. Il vuoto accompagna anche i loro commilitoni che hanno perso una o due gambe o la sanità di mente e sperano, inutilmente, in cure e onori.

Vietnam: se avessi saputo prima che questa assoluta mancanza di riconoscenza mi sarebbe stata propinata come ingrediente principale del dopo, magari non sarei neanche partito. Chi è matto? Ma dai, smettila di piangerti addosso: forse il matto sei tu. Lo avevi previsto che saresti arrivato a pezzi in fondo. Anzi, ti sei anche organizzato meticolosamente, con l'obiettivo di arrivare "funzionale" in fondo. Del "dopo fondo" non ti sei preoccupato, anche perchè nulla avresti potuto farci.

E quindi ora ti trovi a correre in pineta, finalmente senza pensieri, ma forse anche senza lavoro, col niente dietro, col forse davanti, tutto da ricostruire, tutto da rimarginare, tutto da re-inventare. E l'ultimo atto di questa strana storia apre il sipario: il recupero dopo 17 mesi di Progettone, in cui il massimo della vacanza è stata una settimana breve. Un mese intero di ricostruzione mentale: 15 giorni in Cina, a trovare la figlia, senza piani turistici aggressivi, e poi due settimane nell'isoletta che ami: l'arco orientato a sud, nel Tirreno, venti minuti a piedi per passare da un baffo all'altro. Con l'unico obiettivo di rimescolarti l'anima, guardare dentro, scrivere, tradurre, studiare. Dimenticare il Vietnam: capire che c'è dell'altro, ricostruire la fiducia di poter e saper fare qualcos'altro.

Il viaggio inizia con una vocina dentro che ti dice che è finita, sei sul cargo che ti porta a casa. E alora ti dimentichi del tempo che passa, mentre senti il leggero tonfo dei passi nelle orecchie, e quando ti fermi è passata un'ora e dieci, e nei chilometri che hai corso hai lasciato anche un ginocchio, che adesso ti ricorda che hai anche già tentato di farti del male per svegliarti da questo strano sogno, che il mondo è ancora in grado di darti azione e reazione, che puoi e devi muoverti.. su una sedia a rotelle, spingendoti avanti con le mani, o semplicemente salendo su un aereo da Roma a Mosca e poi a Shanghai.. ma muoverti, guardare, pensare, riflettere e finalmente annoiarti. Per poi tornare all'autobus, all'ufficio postale, all'ufficio e credere che quella sia la vera vita..... mavvaffancina, mi son detto.. e io vado!